19 December 2018 - 24 March 2019
Palazzo Fortuny, Venice
Curated by Daniela Ferretti, Dimitri Ozerkov with Dario Dalla Lana In collaboration with Ermitage Italia
Co-organised with the Museo Statale Ermitage, San Pietroburgo
Detail:
Ugo Carmeni, Ombre #09, 2010
Photography shot and edited in Venice, 2010
Edition of 5 + 2AP
| MUSEO FORTUNY |
The aesthetic of ruins is a crucial element in the history of Western civilisation: it symbolises the presence of the past, but at the same time contains within itself the potential of the fragment. In fact, a ruin is never neutral: caught between nature and culture, suspended between destruction and reconstruction, it is immersed in the flow of time while tending towards eternity. It comes from the past, confers a wealth of meaning to the present, and brings awareness to future projects.
In order to give an idea of the historical complexity of the concept, the exhibition will range chronologically over the centuries, focusing on salient points: from the first mythologies of destruction, the effect of divine wrath (the Tower of Babel, Sodom and Gomorra, etc.) to the “iconoclastic terrorism” of Palmyra, while also including ancient Egypt, Greco-Roman antiquity, the “instauratio Romae”, the “ruine du Louvre”, twentieth-century destruction by war and the ruins of the Twin Towers. When architecture collapses it evokes the decadence of the civilisations that produced it, in this way the parallel of a building and a body is the revelatory element that refers to the transience of human life and the disintegration of the body, while also engaging the concept of cyclicity: the historical alternation between crisis and rebirth. Even today the contemplation of ruins can be a source of a new awareness if one considers them from the perspective of memory on the one hand, and design on the other.
L’estetica delle rovine è un elemento cruciale nella storia della società occidentale: simbolizza la presenza del passato ma, allo stesso momento, contiene in sé stesso il potenziale del singolo frammento. Infatti, una rovina non è mai neutrale: intrappolata tra natura e cultura, sospesa tra distruzione e ricostruzione, è immersa nello scorrere del tempo nello stesso istante in cui tende verso l’eternità. La rovina deriva dal passato, conferisce ricchezza di significato al presente e genera consapevolezza su progetti futuri.
Con lo scopo di trasmettere un’idea riguardo alla complessità storica del concetto, l’esibizione varia cronologicamente tra secoli, focalizzandosi su particolari periodi salienti: dalle prime mitologie della distruzione, le conseguenze della collera divina (la torre di Babele, Sodoma e Gomorra, etc.), fino ad arrivare al “terrorismo iconoclasta” di Palmyra, includendo anche l’antico Egitto, l’antichità Antico-Romana, l’Instauratio Romae, le Ruine du Louvre, la distruzione bellica del ventesimo secolo e le rovine delle Torri Gemelle. Quando un’architettura crolla, evoca la decadenza della civiltà che l’ha prodotta; in questo modo, il parallelo tra un edificio e un corpo è l’elemento rivelatore che si riferisce alla transitorietà della vita umana e alla disintegrazione del corpo, inglobando – al contempo – il concetto di ciclicità: l’alternanza storica tra crisi e rinascita. Anche oggi, se si considerano le rovine dalla prospettiva della memoria da un lato, e del progetto dall’altro, la contemplazione di queste può rappresentare una fonte di nuova e moderna consapevolezza.
FUTURUINS - exhibition view (© Ugo Carmeni/Museo Fortuny)
Ombre #09, 100x100 cm, Ugo Carmeni, 2010 - installation view